Non chiamarla signora delle pulizie: ecco il termine corretto e perché è importante

In Italia, il modo in cui ci si riferisce alle persone che si occupano della pulizia di ambienti privati o pubblici è cambiato negli ultimi anni, riflettendo una maggiore attenzione verso il riconoscimento professionale e il rispetto della dignità lavorativa. Utilizzare la giusta terminologia non è una semplice questione linguistica, ma un segnale di considerazione verso una professione centrale per il benessere collettivo, che oggi richiede competenze tecniche e senso di responsabilità.

Perché le parole contano: evoluzione della terminologia

Fino a pochi decenni fa, la denominazione più diffusa era “signora delle pulizie“, un termine usato perlopiù in ambito domestico. Tuttavia, questa espressione, oltre a essere basata su un’associazione di genere non sempre corrispondente alla realtà, tende a ridurre il ruolo a una dimensione marginale o quasi familiare, trascurando le esigenze di professionalità e il rispetto del lavoratore. Oggi la lingua italiana propone alternative più adeguate che riflettono determinate responsabilità, competenze e ambiti di impiego.

Il termine più corretto e inclusivo è addetta alle pulizie (o addetto alle pulizie, in base al genere), largamente adottato nei contesti lavorativi, nei contratti e nelle descrizioni ufficiali di mansioni. Questa espressione riconosce il valore professionale, svincolando la figura da preconcetti di tipo sessista o paternalistico, garantendo pari dignità a chiunque svolga questo ruolo, indipendentemente dal genere. In ambito domestico, è diffusa anche la parola colf, acronimo di collaboratrice familiare, mentre il termine domestica appare ormai in disuso, a causa del carattere anacronistico e potenzialmente svilente.

Definizione e competenze dell’addetto/a alle pulizie

Essere un addetto alle pulizie significa svolgere un lavoro che va ben oltre le semplici attività di riordino delle superfici. La figura comprende la cura approfondita di ambienti privati, pubblici, aziendali e ricettivi e implica una reale conoscenza di tecniche di pulizia avanzate, norme igieniche e utilizzo corretto di prodotti e strumenti professionali. Questo comporta, ad esempio, la capacità di:

  • Utilizzare correttamente detergenti, disinfettanti e attrezzature appropriate per ogni tipo di superficie e ambiente
  • Applicare protocolli e standard tecnici certificati
  • Garantire la sicurezza propria e degli altri durante le operazioni di pulizia, prevenendo i rischi legati ai prodotti chimici e alla manipolazione di macchinari
  • Mantenere costantemente alto il livello d’igiene, fondamentale in ambienti come ospedali, aziende e strutture ricettive
  • Non va dimenticato che per essere definiti professionisti del settore, è necessario possedere non solo competenze pratiche, ma anche attitudine al problem solving, precisione, efficienza e disponibilità a svolgere un ruolo che ha ricadute tangibili sulla salute e sul comfort collettivo.

    L’importanza del riconoscimento e la valorizzazione del ruolo

    Adottare il termine giusto significa molto di più che scegliere una parola elegante: è un atto di responsabilità sociale e rispetto. Definire qualcuno come “addetto alle pulizie” riconosce la validità di una vera e propria professione, portatrice di valore economico, sociale ed etico. Questa dicitura è ormai presente nei contratti nazionali di lavoro, negli annunci delle agenzie di ricerca personale e nei regolamenti interni di aziende, scuole, ospedali.

    Un linguaggio adeguato aiuta anche a contrastare stereotipi e discriminazioni ancora purtroppo diffusi, legati sia al genere sia al livello sociale. L’utilizzo di una terminologia specifica contribuisce a promuovere pari opportunità lavorative e a rendere chiaro che si tratta di un’attività dal forte impatto positivo, dalla quale dipende la qualità della vita di molte altre persone.

    Inoltre, il riconoscimento formale favorisce la formazione professionale e un migliore inquadramento normativo, consentendo percorsi di crescita e sviluppo di competenze sempre più specialistiche. Oggi, infatti, esistono corsi di formazione e certificazioni per operatori del settore, che consentono una carriera nel campo delle pulizie professionali e aprono a realtà diversificate come le imprese di facility management, le aziende multiservizi e gli enti pubblici.

    Ambiti di lavoro e differenze terminologiche

    La varietà degli ambienti in cui questa figura opera giustifica le differenze nelle espressioni più diffuse nel lessico italiano:

  • Colf: Utilizzato soprattutto in ambito domestico, indica una persona che si occupa delle pulizie in case private e spesso svolge anche altre mansioni (stirare, cucinare, assistere anziani).
  • Addetta/o alle pulizie: Termini maggiormente usati in contesti aziendali, pubblici o alberghieri; sottolineano la natura professionale, la specializzazione e il rapporto di lavoro subordinato o presso imprese di servizi.
  • Domestica: Oggi considerato obsoleto e poco rispettoso.
  • Donna di servizio: Espressione generica, in disuso, che in passato racchiudeva mansioni varie, non solo le pulizie.
  • Il termine “signora delle pulizie”, pur ancora diffuso a livello popolare, non rappresenta più l’identità contemporanea di una professione in continua evoluzione, che richiede aggiornamento costante e, talvolta, un percorso di inserimento strutturato. L’addetto alle pulizie moderno non solo si occupa della rimozione di polvere e sporco, ma gestisce la disinfezione di spazi, la sanificazione di aree sensibili, la manutenzione programmata e il monitoraggio dei risultati attraverso check-list e verifiche, come avviene nelle imprese più organizzate.

    La transizione da una definizione informale a una professionale è anche un invito rivolto ai datori di lavoro e agli utenti dei servizi a riconoscere il giusto valore di chi contribuisce, ogni giorno, al comfort, alla sicurezza e all’immagine degli spazi in cui viviamo e lavoriamo.

    In sintesi, utilizzare il termine corretto è un gesto semplice ma dalle conseguenze profonde: contribuire a un nuovo approccio culturale in cui professionalità, valore e rispetto siano sempre gli elementi chiave di ogni definizione lavorativa. Riservare la giusta attenzione alle parole aiuta a costruire una società più attenta e inclusiva, dove ogni lavoro, se svolto con passione e competenza, può essere fonte di orgoglio e riconoscimento.

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